Lo scorso anno in centro a Milano è sorto il primo Apple Store, considerato per la sua caratteristica architettura ipogea uno dei più belli del mondo. Ma è anche un edificio ad alta efficienza energetica, segno di come le grandi multinazionali possono anche fare qualcosa nell’interesse della cittadinanza.

Milano underground

Solo chi vive a Milano, forse, è a conoscenza che la città possiede un percorso sotterrano molto lungo che si estende da Corso Vittorio Emanuele a Piazza San Babila. Un tunnel che dalla fine degli anni Cinquanta è stato sede di molte sale cinematografiche, compreso il famosissimo e rimpianto (la cui chiusura per far posto all’Apple Store è stata molto contestata) Cinema Apollo, progetto dell’architetto Lodigiani chiuso nel 2017 sotto Piazza Liberty.

La moglie di Lodigiani è l’attuale proprietaria dell’immobile, che ha ripreso vita grazie ad Apple che qui ha inaugurato uno Store ipogeo, il primo nell’area urbana di Milano. L’azienda e i suoi committenti hanno voluto usufruire del criterio tipico di ambienti artificiali sotterranei che non vogliono sprecare nuovo spazio per nuove costruzioni soprassuolo e preferiscono usare il vuoto del sottosuolo per attività di vario genere.

È una cosa che fu decisa anche negli anni scorsi, quando si volle riqualificare le vecchie sale cinematografiche sorte nel dopoguerra proprio sfruttando le ampie voragini causate dai bombardamenti su Milano negli anni 1943-1945, ora appunto adibite grazie allo studio Foster and Partners all’Apple Store meneghino.

Questo nuovo flagship store, il primo in Italia di questo genere, non si propone di essere solamente un negozio per vendere i prodotti della casa di Cupertino. Ma vuole essere uno spazio da vivere, vocazione del resto ben mostrata all’inaugurazione dello store avvenuta il 26 luglio 2018.

Del resto qui è tutto molto sorprendete, fin dall’accesso che è simile ad un anfiteatro con questa grande e ampia scalinata circondata da vetrate e giochi di luci e acqua, e che conduce a degli ambienti multimediali volti proprio ad onorare e richiamare l’uso precedente che di questi spazi si faceva, ovvero luoghi per l’esperienza cinematografica e lo spettacolo.

Apple ha poi scelto Piazza Liberty, luogo forse meno noto di Piazza Cordusio, Castello, San Babila o Duomo, sia perché centrale in una metropoli piena di colossi commerciali e attrazioni culturali, sia perché comunque è sempre stata mantenuta in buonissimo stato e ben curata negli spazi che la connotano (anche se magari, ecco, non è la piazza più bella che Milano può regalare, pur non essendo certamente la più brutta).

Tra sostenibilità e giochi d’acqua

La sostenibilità è, quindi, uno dei punti chiave di questo progetto architettonico, evidenziato proprio dall’idea di non creare un nuovo edificio (sullo stile di Google o Microsoft, per citare dei competitor) ma di riusare uno spazio esistente.

Un criterio molto importante, perché evita la cementificazione di altri spazi urbani, di realizzare altri involucri edilizi buttandone giù diversi, e soprattutto di impattare sull’aspetto estetico-urbanistico di una piazza con delle nuove strutture ingombranti che della piazza potrebbero alterarne (in peggio o in meglio) l’aspetto.

Apple e Foster + Partners hanno voluto pensare a qualcosa che fosse su misura per Milano, una città che vedono come da vivere al completo tra eventi e spettacoli di qualsiasi genere. Tra questi eventi c’è stato, subito nel settembre 2018, il Milan Series, evento di grande successo che ha ospitato 21 artisti milanesi che lì al nuovo flagship Store di Cupertino hanno condiviso la loro visione sul futuro della città meneghina.

Ma i progettisti hanno voluto tenere conto anche dello spazio, un luogo altamente suggestivo per sua natura e con un fascino che solo i luoghi di cinema riescono ad avere. Per questo motivo si è voluto ricreare qualcosa di sorprendente, come i migliori effetti speciali del cinema: getti d’acqua fino a 8 metri d’altezza, che anche grazie alle superfici vetrate danno l’idea di essere tra due cascate, tra due pareti d’acqua.

È un gioco di visuali e di prospettive che prosegue nell’arena sottostante, dove invece la fontana è forse meno impetuosa, in quanto costituita da un velo d’acqua che pare addirittura venga dall’acqua.

Acqua che rimane sempre protagonista, e che è anche richiamata dall’accesso al negozio con il parallelepipedo vetrato che appunto più scende sottoterra più sembra essere un involucro acqua, e che con la sua trasparenza riesce a ben inserirsi nell’ambiente circostante senza oscurare le visuali sulla piazza.

Niente è ovviamente lasciato al caso, nemmeno la scelta dei materiali: piazza e interni degli spazi sono stati ricoperti di beola grigia dell’Ossola, che hanno appunto rivestito un totale di 3.500m2 di area tra pavimenti e rivestimenti.

La beola grigia dell’Ossola è una particolare pietra grigio chiaro puntinata di bianco e di nero, che qui è stata disposta con sezione di taglio orizzontale sui pavimenti, e verticale sui muri, per un maggior senso di profondità della struttura.

Sotto la scalinata della piazza invece si trova la parte dedicata all’esposizione e alla vendita, che segue il classico stile di Cupertino: forme minimaliste, colori molto essenziali, per un ambiente pulito e mai stancante.

Gli espositori e i banconi sono nel classico legno chiaro naturale che si abbina alla pietra locale di beola grigia dell’Ossola, e per decorazione degli spazi interni sono stati usati otto alberi di ficus, in modo da riprodurre una sorta di giardino all’interno dello store.

Un exploit mediatico

Certo è vero che se Apple con la sua mela morsicata fa qualcosa di importante come un intervento urbano, questa cosa non passa inosservata, e anzi anche chi non è di Milano o della Lombardia è stato a lungo bombardato dai media, che ne parlavano in tutte le salse, bene o male. Ma come si diceva? Che se ne parli bene o male, non importa, purché se ne parli.

Al di là delle polemiche e delle speculazioni, rimane oggettivo che Apple e Foster + Partners hanno contribuito alla restituzione di un luogo urbano al centro storico di Milano: anche se infatti è stato acquisito da un’azienda privata, rimane un luogo pubblico, sempre fruibile.

Un approccio molto importante, quello che ha guidato l’investimento dei privati su questo luogo da riqualificare e che veniva abbandonato dal settore Pubblico privo dei fondi necessari.

Per esempio la Senior Vice Presidente Angela Ahrendts, responsabile di Apple Retail, ha esposto la visione dell’azienda dicendo che è necessario evolvere l’esperienza offerta nei negozi, visto che nell’era digitale in cui ci troviamo c’è sempre un modo più veloce (ed economico) di acquistare un prodotto.

Quindi, perché l’evoluzione di questo commercio digitale divenga realtà servono delle figure su cui investire, dai commessi agli esperti di marketing. Per questo motivo il nuovo Apple Store di Piazza Liberty ha creato 230 nuovi posti di lavoro.

E considerando che nel mondo ci sono più di 70.000 persone che lavorano in varie mansioni nei Retail Apple, e che nella sola Milano le App legate ad iOS (il sistema operativo di iPhone e iPad) contano 25.000 addetti di diverse professionalità, appare chiaro quale sia l’impatto sia sul piano economico che su quello lavorativo, sempre nei limiti dei requisiti richiesti per le varie posizioni di lavoro e per il tipo di contratto.